1/14/2010

TUTTORIONE




È difficile raccontare in poche righe e mille contraddizioni di questa squadra, che oggi purtroppo si trova a navigare a metà classifica, quando invece il sogno di tutti era vincere questo campionato. Tutto è iniziato quest'estate, quando la società con piacevole sorpresa di tutti si è decisa, dopo anni di opposizione, ad iscrivere una squadra al campionato di Terza Categoria Open, ossia senza alcun limite di età. Appena è circolata questa notizia migliala di ragazzi, soprattutto ex orionini, hanno bussato alla porta di via Strozzi per chiedere di poter far parte dì questo meraviglioso dream team.
Dopo mesi di selezione solo pochi fortunati, i migliori, sono stati scelti per questo progetto. Andrea e Davide Corbella. Longhini, Cassinadri e Cosi, giocatori che tutte le compagini avversarie ci invidiano, da subito si sono integrati nel gruppo storico dell' Under 21, dando vita ad un precampionato veramente fatto bene. Infatti nonostante i risultati delle prime amichevoli non siano stati esaltanti la prima partita di campionato è stata un successo!
Di fronte al pubblico di casa, vera nota lieta di tutta questa prima parte campionato, e di fronte ai semi-finalisti dei playoff della stagione scorsa, i ragazzi guidati con maestria da Russo e Deambrosi si sono imposti grazie a gioco spumeggiale e freschezza atletica per 3 a 1.
Buoni allenamenti e convinzione hanno portalo ad ottimi risultati nelle partite successive, però piano piano piccoli imprevisti hanno reso traballante la fiducia della squadra. Emblematiche sono state le partite con il Gudo, dove subendo un tiro in porta, e avendo 20 occasioni di gol siamo riusciti a perdere, oppure la trasferta in casa della prima in classifica dove fino al 92' stavamo portando a casa i 3 punti, ma a causa di un infortunio abbiamo giocato gli ultimi 2 minuti in 10 e subito il pareggio proprio all'ultimo secondo. Ancora più fresco è il ricordo della trasferta in casa della seconda in classifica, dove abbiamo giocato una partita equilibrata sbagliando però il rigore del pareggio al novantesimo. Ma la vera partita che rappresenta in negativo questa squadra è quella con il Muggiano. L'incontro è quello che vorrebbero giocare tutti, affrontiamo per la prima volta la società rifugio di tutti quei giocatori che per limiti di età se ne sono andati via dall'Orione. Gli ex tra campo e panchina sono 11, però la classifica parla chiaro. Noi siamo superiori.
Ma in campo no, subiamo emotivamente la partita e li lasciamo giocare fin dal primo minuto. Perdiamo per infortunio 2 giocatori chiave, rendendo ancora più evidente la dimensione esigua della panchina. Sotto di 2 gol, iniziamo a giocare con intensità ma nonostante un pubblico splendido non riusciamo a pareggiare. Ecco io non vorrei che questa partita sia l'emblema della stagione. Ossia io non vorrei che solo adesso riprendessimo a giocare con convinzione nei propri mezzi, continuità ed entusiasmo, ma alla fine non riuscissimo a raggiungere nemmeno i playoff. Quello che io non voglio e che tutta la squadra non vuole è finire di nuovo ottavi.
D.C.



Eccoci ai Regionali! Ragazzi, è durissima!L'impatto con un torneo di livello superiore ci ha messo di fronte a partite tutte difficili, a ritmi diversi contro compagini sempre agg uerrite.
Ciò ha messo ad un certo punto in crisi di risultati e di "testa" un gruppo che negli ultimi anni si era abituato a vincere sempre (o quasi), portandoci a vivere diverse sconfitte di fila.
Adesso abbiamo rialzato la testa e contiamo di raggiungere a fine stagione il nostro obbiettivo, che, lo ricordo ai troppo ottimisti, era e resta quello di tenere la categoria senza fare neanche i playout (ovvero arrivare nei primi dieci).
Contiamo, per centrare questo traguardo, sull'appoggio costante dei nostri sostenitori, anche se sappiamo che l'orario delle nostre partite casalinghe non è dei migliori.
Intanto approfittiamo per fare a tutti i migliori auguri di Buone Feste.
Ciao!
Carlo Cuomo



Ventitre ragazzi. Due allenatori, quasi tre. Due dirigenti. Una società. Molti genitori. Un pallone (in realtà molti di più). Tante entità diverse che vengono a contatto. Cosa hanno in comune ragazzi di quindici anni con ragazzi di vent’anni e con uomini fatti e compiuti? Cosa li unisce, cosa li divide? Quello che li divide è noto, ma quello che li unisce provo con molta, ma molta umiltà a spiegarvelo. Il filo che lega queste persone è la comune voglia di sperimentare la vita vera vivendo rapporti pieni, perché è in questo spelacchiato campo chiuso tra i palazzi, che in piccolo si prende contatto con la vita quotidiana. Perché il calcio è veramente una piccola metafora di come si vive la vita. In questo ambito si conosce la fatica e il divertimento, la gioia per la vittoria e la delusione per la sconfitta, l’ebbrezza della rimonta e l’incredibile mortificazione dell’essere rimontato. In questo gioco hanno pari importanza sia l’organizzazione di squadra che la valorizzazione dell’individualità, ma più che altro sia il ragionamento che l’instintività. E’ qui che si impara a seguire ed accettare le direttive di un capo, l’allenatore, che si, può sembrare una figura dittatoriale, ma che in realtà è disposta ad ascoltare molto più di quello che tutti i giocatori sono portati a pensare. Ma la cosa più importante che si impara in questo piccolo rettangolo di terreno è a conoscere le persone. Perché difficilmente in campo uno si dimostra diverso da quello che è nella vita fuori. Chi molla subito al primo errore, chi ha talento, ma non si impegna per sfruttarlo al cento per cento, chi è distratto e discontinuo, chi è disordinato e confusionario lo è ovunque. Ed è questo il motivo principale che spinge queste persone ad incontrarsi 3 volte a settimana, questa voglia di conoscere gli altri e di capire come funziona in piccolo il mondo. Nessuno di loro probabilmente ne è conscio che è questo il motivo, sicuramente sono illusi di avere voglia di stare all’aria aperta a divertirsi e basta. Ma sono sicuro che fra qualche anno quando penseranno a questi momenti si accorgeranno che le cosa più importante che hanno guadagnato da questa esperienza è questo incredibile bagaglio di umanità.

P.S: Il campionato va benino, con alti e bassi tipici delle nostre squadre… con un po’ di convinzione e rabbia agonistica si può puntare ad un ottimo girone di ritorno! Le potenzialità non mancano di certo.

Davide





Da sempre penso che I' U.S. Orione non sia una società sportiva calcistica come tutte le altre, ma che abbia una marcia in più, una base maggiormente solida e che sia governata da quel legame profondo e da quella passione che unisce ogni singolo componente ai colori della nostra squadra. Certo nel calcio per vincere ed ottenere risultati mancano ancora un altro paio di dettagli, che magari le altre società (non tutte) hanno, ma in questi anni e con le ultime vittorie, l'Orione ha dimostrato di poter anche arrivare in alto.
E quest'anno, io sono profondamente orgoglioso di poter far parte della squadra dei giovanissimi 95, perché ritengo che sia un gruppo clamorosamente degno di far parte di questa società. Quest'anno i ragazzi stanno chiudendo un ciclo iniziato due anni prima, e stanno iniziando a raccogliere il quanto seminato togliendosi delle belle soddisfazioni; questa squadra però non ha evidenti limiti di crescita, e se continuerà ad allenarsi con impegno e dedizione, potrà togliersi delle ulteriori grandi soddisfazioni alle quali
qualche anno fa mai neanche avrebbe pensato. Ad ogni modo nei miei circa 15 anni di vita "orionina" ho visto parecchie squadre forti giocare bene e vincere qua all'Orione, e tutte avevano un comune denominatore: il coraggio e l'umiltà. Bene , i ragazzi queste caratteristiche ce l'hanno, ora tocca a loro (e noi li aiuteremo) dimostrare di essere forti, e se ce ne sarà l'occasione, perché no, di vincere.
Nel frattempo auguro a tutti un Buon Natale!
Giuseppe Vianello



Il calcio è "disordine organizzato", dice sempre Eugenio Pascetti, grande allenatore amante del buon vino.
Sarà per questa ragione che i Giovanissimi 96 al loro esordio in un campionato agonistico si sono attrezzati in prima battuta al totale disordine; mentale e sportivo. Sarà per questo che in più di un allenamento è parso di scorgere sul volto del nuovo allenatore - il pur navigato Massimo Puricelli, reduce dai successi ottenuti con i ragazzi di un anno più piccoli -un'espressione un po' perplessa, ma anche la serena consapevolezza che se con il "disordine" eravamo a posto, molto si sarebbe potuto fare per l' "organizzazione".
Armato di santa pazienza (in talune occasioni beatamente travolta da omeriche scenate) e dal conforto del suo vice (il riconfermatissimo Andrea Pirotta, sempre fiducioso delle capacità e degli alterni estri di quei ragazzi che ben conosce), Massimo ha messo a punto un vero e proprio "piano didattico" che -come la goccia con la pietra - ha iniziato a segnare il solco dietro il quale tutta la squadra si è allineata.
Dopo la disastrosa partenza e le prime partite perse (tanto più amare per una squadra abituata a vincere),dopo aver offerto spettacoli di noncalcio che mortificavano e deprimevano persino i genitori più ottimisti, dopo il più che comprensibile scoramento, dopo tutto questo all'improvviso, come nei bagliori di un nuovo giorno, i Giovanissimi 96 hanno ritrovato la loro strada nell' "organizzazione", nella volontà di giocare la palla a terra con geometrie precise, nel cercare a tutti i costi di raggiungere per primi il pallone, nel tenere viva la febbre agonistica fino all'ultimo minuto dell'incontro.
Da quel preciso momento ( e si potrebbe persino indicare con puntiglio la prima partita in cui la lezione è stata assimilata) è cominciato un altro campionato e un altro modo di intendere il calcio.
Da lì le vittorie, il bel gioco, le soddisfazioni, il ritrovato sorriso.
Insomma, i Giovanissimi 96 sono vivi e lottano con noi. Con disordinata organizzazione, naturalmente.
L.B

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